I fuoriposto. La mummia scomparsa by Luca Di Gialleonardo

I fuoriposto. La mummia scomparsa by Luca Di Gialleonardo

autore:Luca Di Gialleonardo
La lingua: ita
Format: epub
editore: Gallucci


23

La numero uno

«Prova a toccarmi con quel dito e te lo taglio!»

Beba ruotò sulla sedia e fissò Dante Pilozzi, con il suo solito indice teso per picchiettarle sulla schiena.

Dante alzò le sopracciglia e rimase immobile per qualche istante, con la bocca socchiusa. «Come facevi a sapere che ti stavo… non è che hai una faccia dietro la testa come quel professore di Harry Potter?»

«No, ma ormai ti conosco. Che compiti ti servono, stavolta? Anzi, no, fammi indovinare… tutti!»

Dante sorrise e simulò un applauso. «Sei la numero uno»

«Ultimamente stai peggiorando» commentò Beba tirando fuori i quaderni dallo zaino. «Almeno i primi giorni di scuola qualche compito lo facevi».

Dante si strinse nelle spalle, prendendo i quaderni. Per un attimo, era sembrato che sul viso gli fosse passata un’ombra, subito spazzata via dal suo solito sorriso gioviale. Beba lo osservò mentre copiava velocemente gli esercizi di matematica, che avevano alla prima ora. Era trascorsa una settimana dalla visita a teatro e ancora non aveva trovato un modo per usare le informazioni che aveva scoperto al museo. All’inizio Laura non aveva compreso perché il nome di Sebastiano Pilozzi l’avesse colpita così, finché lei non le aveva parlato del suo compagno di classe. Forse Dante e Sebastiano erano parenti.

«Con un nome come il tuo dovresti essere super intelligente» buttò lì.

Dante continuava a scrivere tutto curvo, schiacciando la penna sulla carta. Aveva sbagliato a copiare un numero, ma Beba preferì non distrarsi per correggerlo. Tanto, di errori ne avrebbe fatti parecchi lo stesso.

«Dici? Perché?»

«Ti chiami come il grande poeta!»

«Ah, Dante Licheri! Anche io scrivo poesie, sai? Vuoi sentire quella per il mio cane?»

Beba alzò gli occhi al cielo. «Un’altra volta» rispose.

«Sì, è meglio, se no non finisco di fare i compiti»

«Di copiare i compiti, vorrai dire!»

«È lo stesso».

Già, proprio lo stesso, avrebbe voluto dire Beba, ma lasciò perdere. Continuava a distrarsi, seguendo i discorsi di Dante.

«I tuoi sono amanti della letteratura classica italiana?»

Dante alzò gli occhi dal quaderno. Strinse le labbra, poi tornò a scrivere. «Non lo so» rispose. Di nuovo quell’ombra, ma stavolta era durata un istante di più. «Era il nome di mio nonno paterno. Lui aveva tanti libri, a casa»

«E tuo padre come si chiama?» chiese finalmente Beba.

«Sebastiano, perché?»

Un brivido la attraversò dalla testa ai piedi. Era lui! Era proprio lui! Trattenne la voglia di saltare sul banco, dimenandosi in una danza vittoriosa. Non riuscì però a dominare il sorriso che le allargò la bocca. Per fortuna Dante stava ancora scrivendo, o non sarebbe stato facile spiegargli la sua gioia.

«Non possiamo continuare così tutti i giorni, con te che copi i miei compiti».

Pilozzi alzò la testa e le sorrise a trentadue denti. «Me li fai direttamente tu?»

Il bello era che lo stava dicendo seriamente, Beba ne era sicura. Resistette alla voglia di strozzarlo. «No, babbeo! Non se ne parla assolutamente! Voglio dire che potrei aiutarti a studiare, così i compiti te li fai da solo».

Il sorriso sparì. «Ma così è faticoso»

«Certo, perché faticare?» Alzò il dito come faceva con Laura e anche lui si zittì di colpo.



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